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lunedì 10 settembre 2012

L'amore per i gesti.

Quanti di noi pensano di non comunicare attraverso le parole? Quanti suoni, quanti gesti e quanti movimenti del corpo utilizziamo ogni giorno per comunicare? Quanti di noi amano comunicare qualsiasi cosa attraverso un semplice gesto? Quanti e quali gesti utilizziamo per comunicare? 
Per dare una risposta a tali interrogativi, è importante analizzare le varie forme che la comunicazione può assumere.
Di solito nei siti, nei reportage, nei blog, e in generale nel web si parla quasi sempre della comunicazione verbale, tralasciando così altre forme di comunicazione, quali la comunicazione non verbale. Per antonomasia noi sappiamo che la comunicazione avviene attraverso la semplice pronuncia di parole o lessemi  che, comunicati ad un nostro interlocutore, sono espressioni di atti locutori (la semplice pronuncia delle parole), di atti perlocutori (l'atto comunicativo che corrisponde ad una minaccia, incoraggiamento, rimprovero...) e di atti illocutori (le azioni conseguenti alla pronuncia di alcune parole; ad esempio il fatidico "si lo voglio" sancisce l'unione in matrimonio di due persone). Però come detto prima, la comunicazione è anche fatta di gesti che, codificati o meno come sistema convenzionale gestuale, esprimono veri e proprio atti comunicativi robusti ed efficaci. Ecco che qui vi sorgerà spontanea una domanda che vi permetterà di sapere quali sono e come vengono classificati i linguaggi gestuali. Di conseguenza non rimane altro che svelarvi i diversi e possibili metodi adottati nella comunicazione non verbale.

Il primo stadio della comunicazione non verbale è il cosiddetto linguaggio gestuale naïf (indicare bocca per esprimere fame, etc).Questi segni hanno una loro efficacia in situazioni d’emergenza, ma si dimostrano limitati se confrontati col linguaggio verbale; si dice che sia più difficile comunicare con i gesti che con le parole. Altri sistemi convenzionali, come la Lis (Lingua Italiana dei Segni) utilizzata dalle persone sorde, si dimostra altrettanto potente e flessibile. Però la differenza tra Lis e linguaggio naïf sta nel fatto che il primo è fatto di gesti convenzionali rigidamente codificati, mentre il secondo è fatto di quei gesti convenzionali frutto di una personale interpretazione individuale. 


Il secondo stadio ci permette di distinguere tra loro i linguaggi digitali (numerici) dai linguaggi analogici. Il linguaggio digitale corrisponde alla pronuncia delle semplici parole (cane), mentre quello analogico è continuo (imitazione del cane). Analogico e digitale è solo uno dei modi nei quali si possono suddividere i sistemi che usiamo per comunicare. Così avremo la Comunicazione non verbale di tipo digitale (L.i.s.): anche un linguaggio dei segni può possedere segni convenzionali che vanno appresi; la Comunicazione non verbale di tipo analogico (comunicazione tra madre e figlio): il bambino non ha ancora l’uso della parole, comunica con la madre cogliendone la tonalità, lo sguardo.
Il terzo terzo stadio comprende la ricchezza della comunicazione non verbale suddivisa in quattro sistemi: sistema paralinguistico, sistema cinesico, sistema prossemica.
Il sistema paralinguistico è costituito da tutti i suoni che emettiamo a prescindere dal significato delle parole. Si tratta in primo luogo del tono e della frequenza della voce (fattori fisiologici), ma anche del ritmo e delle pause (che possono essere vuote, es. silenzio, o piene, come quando usiamo gli intercalari beh, mmhh…).
Il sistema cinesico comprende i movimenti degli occhi, del volto e del corpo ma anche la mimica facciale (es. arrossire), i gesti (es. delle mani) e la postura ( dell’intero corpo, es. sull'attenti).
La prossemica studia la gestione dello spazio  e del territorio. Come gli animali, anche gli esseri umani  mantengono distanze codificate tra loro: si va dalla zona intima (50 cm dalla superficie della pelle) nella quale entrano solo familiari e il partner (un’intrusione estranea provoca disagio, paura, imbarazzo), alla zona personale (50-100 cm dalla superficie della pelle) nella quale sono ammessi i familiari meno stretti, gli amici e i colleghi, alla zona sociale (1-3, 4 metri dalla superficie della pelle), zona delle comunicazioni formali e  degli incontri casuali, riusciamo a vedere tutta la persona che abbiamo di fronte, e infine alla zona pubblica (maggiore a 4 m dalla superficie della pelle), quella prevista per le occasioni pubbliche ufficiali, quali lezioni o comizi. In questa zona la comunicazione è preparata e c’è particolare asimmetria tra gli interlocutori (uno parla, altri ascoltano).


La comunicazione, tuttavia, non si riduce ad una semplice distinzione tra linguaggi verbali e non verbali: nessuno di questi due ha una vera e propria supremazia sull'altro. Infine penso che qualsiasi sistema si possa utilizzare per fare comunicazione, sia importante ed efficace sotto ogni aspetto.








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